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Scuola di pittura Et voilà: il mio approccio introspettivo alla pittura

Non potrei parlarti della Scuola di pittura Et voilà senza spiegarti il mio approccio introspettivo alla pittura. Tutto il mio metodo si costruisce intorno a quello che la pittura rappresenta per me, e dopo aver letto quello che ti racconto oggi capirai perché per me una scuola di pittura non è mai solo una scuola di pittura. E soprattutto perché ho sentito l’esigenza di sviluppare un modo solo mio di insegnare. 

 

Sono sicura che almeno una volta in vita tua avrai visitato una mostra d’arte. 

Io trovo che spesso quello che ci affascina è un mix tra opere e intenzioni, la storia dell’artista. Molto spesso mi capita di sentire commenti come: “eh ma chissà quanto tempo dedicava alla pittura!” soprattutto quando si parla di qualche artista ormai scomparso. 

Abbiamo sempre questa idea romantica (in molti casi realistica, non voglio negarlo) di un artista confinato nel suo studio, intento a dipingere praticamente per la totalità del tempo, senza mai dedicarsi ad altro, fosse anche solo la propria vita quotidiana. Come se per diventare bravi bisognasse per forza rinunciare a tutto il resto. 

Ci viene quindi quasi naturale pensare che se non dedichiamo una quantità immane di tempo alla nostra passione, non vedremo mai grandi risultati. E questo, ovviamente, finisce per scoraggiarci (ottenendo il risultato contrario, ovvero che magari non dedichiamo a quella passione nemmeno il poco tempo libero che abbiamo) 

 

Dopo questi primi due anni di sperimentazione, posso affermare con una certa sicurezza che l’audiopittura è un viaggio che ti permette di entrare dentro te stesso abbastanza velocemente da poter arrivare a degli ottimi risultati anche se hai un lavoro, una famiglia, altri interessi… e non puoi dedicare tutto il tempo alla pittura come facevano tanti pittori del passato. 

 

Perché? Che cos’ha l’audiopittura che altre discipline non hanno?

L’audiopittura ti obbliga ad entrare dentro te stesso, e a interpretare quello che senti.

Ci sono stati dei momenti in cui mi sono chiesta: aveva davvero senso? Certo! 

Ma ho continuato a testarla, a provare, a prendere per mano degli alunni (mai visti prima, di vecchia data, giovanissimi e meno giovani) e a raccontare loro quali erano i movimenti da fare: ecco, lo so, l’audiopittura ha senso. 

Il mio metodo mette insieme le competenze derivate da molte delle discipline che ho coltivato nella mia vita: la musica, la danza, il teatro, e non solo la pittura. 

 

Ti racconto una storia: ho studiato danza per tanti anni: se c’erano dei periodi in cui andavo poco a lezione, mi bastava copiare l’insegnante allo specchio e la mia mente metteva in moto degli automatismi per cui mi pareva di aver già imparato la coreografia. Ma bastava che l’insegnante coprisse gli specchi (soprattutto a ridosso di spettacoli in teatro) e subito mi rendevo conto di quello che sapevo o non sapevo fare. 

L’audiopittura ti accompagna con la tua musica, ma la coreografia ti obbliga davvero ad impararla. 

Per questo credo molto nel mio metodo. Certo, non è adatta a tutti, ma è una vera e propria alternativa ad un modo di studiare univoco e insostituibile che abbiamo seguito per anni: quello del guardare e riprodurre (che appunto non è necessariamente indicato per tutti). 

Se ti sei sempre sentito/a negato/a , o se vuoi davvero testare la tua capacità di entrare dentro te stesso; se hai deciso che questo è il momento di provare altre strade, l’audiopittura potrebbe essere proprio quello che stavi cercando!

 

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